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il progetto di mindfulness a cura di Valentina Giordano

COLTIVARE PAZIENZA E FIDUCIA ATTRAVERSO LA MINDFULNESS

La pazienza non è la capacità di aspettare, ma la capacità di mantenere un buon atteggiamento durante l’attesa.

~ Joyce Meyer

 

 

Esistono alcuni fattori che costituiscono i pilastri della pratica di mindfulness e che descrivono un atteggiamento da coltivare deliberatamente, con intenzione, quando ci dedichiamo alla meditazione di consapevolezza.

 

Pur affidandoci con tutto il nostro cuore alla pratica, scopriremo infatti che non basta sedersi in una posizione di presenza e ascoltare una traccia guidata perché qualcosa magicamente succeda da sé.

 

L’atteggiamento con cui ci impegniamo a vivere a fondo le nostre vite è il terreno su cui poter coltivare la capacità di calmare la mente e rilassare il corpo e sviluppare, col tempo, una chiara visione.

 

Questi fattori – il non giudizio, la pazienza, la mente del principiante, la fiducia, il non cercare risultati, l’accettazione e il lasciar andare – sono tutti strettamente correlati tra di loro. Eppure, credo che pazienza e fiducia siano particolarmente interdipendenti e in qualche modo l’una sia il presupposto dell’altra.

 

La pazienza è quella forma di saggezza a cui approdiamo quando accettiamo il fatto che le cose hanno un loro tempo di maturazione. Sappiamo bene di non essere di aiuto alla farfalla rompendo la crisalide, e che ogni naturale processo richiede tempo e non può essere forzato. Coltivando la pazienza, impariamo a trattare noi stessi con la stessa gentilezza con cui tratteremmo una farfalla, senza dover necessariamente reagire d’impulso rispetto al nostro desiderio di correre o di forzare le cose, ma concedendoci la libertà di rispondere con più spaziosità, facendo sì che nuove possibilità si prospettino.

 

La pazienza è quindi la libertà di vivere secondo il nostro tempo ed è, ugualmente, una straordinaria forma di grazia che possiamo concedere a noi stessi e agli altri in ogni circostanza.

 

Nel coltivare la pazienza, ci apriamo alla fiducia. Fiducia verso la vita, fiducia nel nostro cammino, fiducia nella saggezza che è già in noi e a cui possiamo prestare ascolto. Fiducia nella nostra verità, verso ciò che sentiamo.

 

Come spiega Jack Kornfield nel meraviglioso video della serie Gratitude Revealed, coltivare la fiducia è come piantare un seme. Arriverà la siccità, arriveranno gli insetti, bisognerà prendersi cura di quel seme. Ma se lo faremo, il seme crescerà e darà frutti meravigliosi.

 

L’invito è quindi quello di tornare alla nostra intenzione, a quello che vogliamo coltivare: possiamo dedicarci ad un progetto creativo, ad un ideale di vita che vorremmo seguire, una comunità, la famiglia, una parte della Terra, verso qualcosa che ci è dato come un dono e a cui possiamo donarci anche noi in cambio. E possiamo vedere cosa succede.

 

E nell’attesa che le cose prendano forma e che i semi diano i loro frutti, è probabile che noi si sperimenti l’urgenza di intervenire, di dover fare qualcosa.

Ma è importante a questo proposito ricordarci della farfalla e della crisalide ed imparare a stare a nostro agio nell’attesa, comprendendo che la pazienza non ha niente a che vedere con un atteggiamento passivo, con l’inattività.

Spesso viene male interpretata, come un modo di subire la vita.

 

Coltivare la pazienza, o la fiducia, significa invece imparare ad aspettare il momento giusto. Proprio come nel surf, non ci limitiamo a salire sulla tavola e pagaiare, ma aspettiamo l’onda.

 

Col tempo scopriamo come la pazienza lentamente inizia a svanire sullo sfondo, lasciando lo spazio a qualcosa di più profondo, e allora quando calmiamo la mente e apriamo il cuore non è neanche più una questione di pazienza, ma di sentirsi a casa. Sentirsi a casa nella verità del momento presente.

 

Questo non significa che non soffriremo più per tutte le perdite del mondo, ma aprendoci alla fiducia, alla pazienza e alla gratitudine, anche nelle difficoltà, permettiamo a noi stessi di essere toccati più in profondità dalla vita.

 

“Questa consapevolezza, questa presenza che potremmo definire sacra è chi siamo veramente. Siamo l’amore del mondo. Ricordiamocelo come la nostra vera natura. Fidiamoci. È la nostra casa.”



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