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il progetto di mindfulness a cura di Valentina Giordano

AMICI DI NOI STESSI

Se abbiamo avuto una giornata difficile e ci sentiamo turbati, arrabbiati e agitati, e trovandoci in questo stato mentale una madre ci chiedesse di tenere in braccio il suo bambino neonato, lo terremmo naturalmente in braccio con gentilezza. Perché? Perché la vita di un neonato è chiaramente preziosa e fragile. Allo stesso modo, non importa quanto difficili possano sembrare i nostri problemi, non importa quali ostacoli ci troviamo ad affrontare, le nostre vite sono davvero preziose e fragili, proprio come quel bambino.

~ Moh Hardin

 

 

Ci sono giorni in cui ci sorprendiamo a essere duri con noi stessi, come difficilmente saremmo con gli altri.

 

Un oggetto che scivola di mano, un’e-mail che parte senza l’allegato, una relazione che ci mostra il nostro lato vulnerabile, ed ecco una nuova occasione per darci addosso.

 

Se portiamo l’attenzione al nostro dialogo interiore lo notiamo immediatamente: il modo in cui ci rivolgiamo a noi stessi, alle volte, è carico di ostilità. Se annotassimo quante volte nell’arco della giornata ci trattiamo con risentimento – immeritatamente – forse ci accorgeremmo del bullismo di cui siamo capaci.

 

Non siamo gentili. Non siamo giusti. Ci dimentichiamo di quanto la nostra vita sia preziosa e fragile.

 

Questo genere di atteggiamento è l’esatto contrario dell’essere amici di noi stessi. Se desideriamo coltivare l’amicizia per noi stessi dobbiamo comprendere anzitutto che si tratta di un’amicizia incondizionata. Non siamo, cioè, amici di noi stessi a condizione di essere come vorremmo, ma esattamente così come siamo.

Se lasciamo che la nostra amicizia sia basata sulla condizione, ad esempio, di essere sempre all’altezza delle nostre aspettative o dell’immagine di noi che vorremmo, stiamo ponendo un ostacolo alla possibilità di amarci veramente.

 

Spesso non ci piace qualcosa di noi, o magari ci comportiamo in un modo di cui non andiamo fieri e allora vorremmo allontanarci da noi il più possibile.

Il fatto è che passeremo il resto della vita in nostra compagnia, e allora tanto vale fare amicizia con noi stessi. Questo significa imparare a volerci bene anche quando non ci piace come siamo e includere tutto, aprendoci al bello e al brutto che è in noi.

 

Si tratta, in definitiva, di coltivare un’accettazione, un’onestà e un’amicizia incondizionata verso chi siamo, che non esclude il desiderio legittimo di volerci costantemente migliorare o vederci al meglio delle nostre possibilità.

 

Ma come facciamo a diventare nostri amici?

 

Beh, possiamo iniziare spendendo un po’ di tempo con noi stessi, proprio come faremmo quando ci piace qualcuno e desideriamo conoscerlo più a fondo.

Praticare mindfulness è un atto di ospitalità, un modo di trattarci con quel calore e quella gentilezza che pian piano inizia a pervadere tutto il nostro essere, e gradualmente ci apriamo alla possibilità di relazionarci al mondo con la stessa grazia.

 

Iniziamo ritagliandoci del tempo per stare seduti silenziosamente con noi stessi e ci presentiamo all’appuntamento con la stessa curiosità e attenzione che riserveremmo a un amico. Ovviamente abbiamo molte idee su cosa in noi è amabile oppure no, ma possiamo concederci di arrivare all’incontro leggeri, lasciando andare il bagaglio di opinioni, credenze e preconcetti su chi siamo e chi non siamo e vedere, in questo preciso momento, chi è che sta sedendo qui con noi.

 

PRATICA DI AMICIZIA: IL BUONO CHE È IN NOI

 

Mettetevi comodi. Sedetevi con la schiena dritta, le spalle morbide e un senso di rispetto e di dignità verso voi stessi. Se lo volete, potete chiudere dolcemente gli occhi o mantenere lo sguardo leggero.

Arrivate in questo momento e lasciate andare analisi e aspettative.

Portate alla memoria un momento di generosità in cui siete stati gentili o avete compiuto un’azione di cuore. In alternativa, portate l’attenzione su una qualità che amate in voi, un vostro punto di forza. Connettetevi con il vostro desiderio di felicità e sentite quanto è legittimo e universale.

Provate ad accogliere qualsiasi cosa emerga, senza giudizio o senso di colpa e ogni volta che la mente si allontana o si perde nei suoi racconti, tornate all’oggetto della meditazione. La pratica non è altro se non questa capacità di lasciare andare e ricominciare, ancora e poi ancora.

Non esiste distrazione così grande che non si possa lasciare andare, e ricominciare.



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