NON GIUDICARE LA TUA PRATICA
Sii curioso, non giudicante.
~ Walt Whitman
Uno degli ostacoli più frequenti – direi forse il più comune – che emerge quando ci sediamo in meditazione è la tendenza della mente a giudicare.
Chissà se ti suona familiare: una meta-cognizione, una voce che commenta ogni esperienza, inclusa la tua pratica. Ti dice di tornare al respiro e lasciare andare i pensieri, o forse che dovresti sentire qualcosa di diverso. A volte insinua che c’è qualcosa in te che non va, suggerendoti di mollare oppure di sforzarti di più, e non di rado questa voce ti accompagna anche fuori dal tappetino, ricordandoti che dovresti praticare in un certo modo, che la tua meditazione non è andata bene perché avevi la testa piena di pensieri, e così via in una spirale di commenti e giudizi senza fine.
Se ti sei ritrovato almeno in una di queste esperienze, ti invito a fermarti per un bel respiro e a concederti un sorriso! Sei umano e… vai bene esattamente così come sei.
Anche la tua pratica va bene e puoi iniziare a vedere tutte queste difficoltà come occasioni di risveglio: ricorda, cioè, che stai coltivando un’attenzione non giudicante, se guardi in fondo al tuo cuore troverai – tra le ragioni che ti hanno spinto a intraprendere questo viaggio – il desiderio di vivere una vita più autentica, più libera dal giudizio.
Ho riconosciuto questa tua esperienza perché è stata – e talvolta è tuttora – anche la mia, e vorrei darti qualche strumento che ho appreso nel cammino.
NESSUN MODO PARTICOLARE
Ogni volta che ti siedi in meditazione, osserva chiaramente le aspettative che porti con te. Il desiderio di sentirsi più calmi, lucidi o centrati è così radicato, che il più delle volte non ci accorgiamo neanche di voler incontrare la realtà in maniera diversa da com’è. La meditazione tuttavia è un’apertura intuitiva, un modo per espandere il proprio repertorio ed essere più flessibili alla vita, e l’aspettativa di sentirsi in un modo particolare genera nient’altro che un senso di contrarietà e ti allontana dal punto centrale della pratica, che è sempre un incontro sereno con il momento presente.
–> La prossima volta che ti siedi in meditazione, ricorda che non c’è nessun modo particolare in cui dovresti sentirti e apriti alla possibilità di stare esattamente con quello che c’è. È un primo gesto coraggioso.
VA BENE COSÌ
Nel Buddhismo Tibetano si dice “Whichever of the two occurs, be patient”, un invito a coltivare la pazienza e ad avere fiducia nel processo in ogni circostanza. Cosa accade, infatti, alla tua pratica quando attraversi momenti di enorme sconforto o di grande eccitazione? Tendi a evitarla? Forse quando sei in difficoltà ti spaventa la sola idea di stare con quello che c’è, o viceversa, quando sei al settimo cielo credi di non aver bisogno di meditare. Bene, ricorda che la pazienza ti permette di affrontare qualsiasi condizione sia presente nella tua vita in questo momento in modi di gran lunga più creativi delle tue reazioni abituali. Ed è una lezione che non si apprende in condizioni favorevoli, quando tutto va come vorresti, ma quando mantieni la disponibilità a essere vivo e radicato nel presente, anziché negare questo momento.
–> Per imparare l’arte di star bene con le cose come sono, puoi ricordarti che qualunque sia l’esperienza che stai vivendo in questo momento, va bene così.
Puoi essere semplicemente curioso, anziché giudicante?
STAI PRATICANDO SEMPRE
Non so se succede anche a te, ma è molto comune sovrapporre l’idea della pratica alla meditazione formale. Saprai certamente che la pratica formale è la base – e che senza le basi non si raggiungono le altezze – ma vorrei ricordarti un insegnamento prezioso che ho imparato tempo fa da Sharon Salzberg e che porto sempre nel cuore: non meditiamo per diventare bravi a meditare, ma per diventare bravi a vivere.
Ricordati allora, che stai praticando in ogni momento, quando sei seduto e raccolto con te stesso e la tua attenzione, quando guidi, in coda al supermercato, prima di entrare in un appuntamento o una riunione importante, sempre. Perfino quando non pratichi, stai praticando.
–> Nota la differenza tra come ti senti e come governi lo stress nei periodi in cui mediti con disciplina e quando, invece, sospendi la tua pratica.
“Practice is hard, but not practicing is indeed harder”.