
RECIPIENTI DIFETTOSI
Bisogna essere in due perché la verità nasca: uno per dirla e l’altro per ascoltarla.
~ Henry David Thoreau
Una delle forme attraverso cui si esprime l’amore è l’ascolto: un ascolto attento, affettuoso, consapevole, uno dei fattori chiave dell’intelligenza emotiva.
Costantemente bombardati da informazioni e stimoli esterni, facciamo sempre più fatica a notare ciò che è sottile, a prestare attenzione, a sintonizzarci con l’altro, ad ascoltare; eppure tutti sappiamo quanto ci fa star bene essere ascoltati. Quando qualcuno ci ascolta, ci sentiamo accolti e compresi a tal punto che il nostro cervello quasi non distingue l’esperienza di essere amati da quella di essere ascoltati.
APRIRSI ALL’ALTRO
Perché allora facciamo così fatica ad ascoltare con consapevolezza?
Perché il più delle volte, anziché donarci all’altro come un recipiente vuoto pronto a ricevere le parole, siamo più interessati a dire la nostra, a fare supposizioni e a dare consigli. Spesso, invece di ascoltare, pensiamo a come inserirci nella conversazione, e questo è solo un altro modo di riempire ogni spazio con le nostre opinioni. Ma è davvero quello che l’altro ci sta chiedendo?
L’ascolto è una delle qualità femminili dell’esistenza e una capacità innata in ognuno di noi. È un aprirsi, un lasciar spazio, un diventare noi stessi un contenitore, pronto a ricevere le parole dell’altro.
3 RECIPIENTI DIFETTOSI
C’è una metafora nel Buddhismo Tibetano che fa riferimento a tre modi in cui possiamo essere un recipiente difettoso nell’ascolto. Capita a tutti di esserlo, e non è necessario darci addosso per questo. Tuttavia, con un po’ di attenzione rivolta all’interno è possibile accorgerci ogni volta che ci allontaniamo da un ascolto autentico, per ritornare alla nostra intenzione e coltivare questa capacità.
- La prima modalità di ascolto difettoso è quella del recipiente capovolto. Non c’è disponibilità all’ascolto, forse perché siamo stanchi in quel momento o perché ci sentiamo chiusi rispetto al tema che l’altro desidera portare nella conversazione. Niente entra, non siamo disposti a ricevere, non c’è apertura e facciamo esperienza di un senso di avversione.
–> Nota se questa modalità ti è familiare. Quando si è verificata l’ultima volta? Come ti sei sentito?
2. La seconda modalità in cui l’ascolto è difettoso è quella del recipiente forato. C’è poco interesse, la mente divaga e perdiamo parte di ciò che viene detto mentre la nostra attenzione si sposta su altro (sul cellulare, sull’ambiente attorno a noi, sui nostri pensieri, su come vogliamo intervenire…).
–> Ripensa a una volta in cui ti sei sentito un recipiente forato: cosa ti ha distratto? E se ti è capitato di essere tu ad aprirti a un recipiente forato, come ti sei sentito
3. L’ultimo modo in cui l’ascolto può essere difettoso è quando diventiamo un recipiente sporco. In questo caso il nostro ascolto è contaminato, è filtrato dai pregiudizi. Chi stiamo ascoltando davvero è la voce delle nostre opinioni, non l’altro.
–> Quanto spesso ti capita di avere un’idea rigida su cosa sia giusto o sbagliato? Sei consapevole dei tuoi condizionamenti?
IL DONO DELLA CONNESSIONE
C’è poi un quarto tipo di contenitore, un recipiente caratterizzato da apertura, accoglienza e non giudizio, da amichevolezza, curiosità e gentilezza. Dall’umiltà di riconoscere che non sappiamo tutto, e che possiamo ancora imparare. Quando diventiamo un recipiente aperto, avviene il vero ascolto. Possiamo considerarlo un dono da offrire agli altri, ma non solo: è un segno di crescita interiore, perché diventiamo esseri umani più connessi quando siamo capaci di ascoltare senza giudicare. E questo permette a una verità di nascere.
Buona pratica!